Finalmente, on air, da Volgograd!

Finalmente dopo alcuni giorni davvero di fuoco siamo arrivati a Volgograd.

Abbiamo dovuto fare una sessione di guida davvero impegnativa per via del tempo perso nei primi giorni a per il guasto alla nostra automobile.

Ci siamo lasciati praticamente a Novi Sad, dalla quale ci siamo rivolti decisamente verso est per entrare nella mattinata del 21 in Romania.

Abbiamo deciso, dopo l’esperienza abbastanza difficile della frontiera croato-serba, di attraversare il confine da un varco secondario: abbiamo avuto ragione perché quando siamo arrivati non c’era praticamente nessuna automobile, ma solo qualche pedone o ciclista che passava la frontiera con la massima semplicità: i villaggi di confine serbo e rumeno distano infatti, sulla strada dove c’è il varco, solo qualche centinaio di metri: ed infatti la continuità di paesaggi, facce e architetture è evidente tra la Serbia  e la parte ovest della Romania: paesi costruiti per lungo sulla strada, fossato davanti ad ogni casetta e gli immancabili alberi stracarichi di prugne davanti ad ogni casa! Tutte quelle prugne diventeranno Slivovica o Palinka (Serbia/Romania).

Abbiamo quindi diretto la nostra auto verso nord est perché, pur allungando la strada di qualche chilometro, avevamo intenzione di percorere il famoso passo montano del Transafagarasan che collega Sibiu a Ploiesti.

La nostra intenzione originaria era quella di fermarci per dormire appena passato il valico, nella città di Ploiesti.

Poi la strada è peggiorata, e ci siamo resi conto che, verosimilmente, potevamo ambire a piantare la tenda nelle vicinanze del passo (2000m, fortuna che siamo equipaggiati per il freddo!).

Poi, prima di imboccare la strada del passo, abboiamo visto un posto dove si vendevano le trote pescate dal torrente che avevamo appena attraversato, ed abbiamo pensato: prendiamo due trote, le portiamo in cima al passo e ce le facciamo sulla brace!

Beh, la vendita di trote era chiusa, però il posto era talmente bello che ci siamo fermati a campeggiare lo stesso; le trote sono diventate linguine con guanciale e cipolle, alla fine è andata bene uguale!

Il giorno dopo ci siamo rimessi in marcia  ed abbiamo attraversato la parte restante di Romania, della quale non posso che confermare l’ottima impressione. Gli abitanti sono estremamente cordiali e disponibili, parlano inglese quasi sempre, i paesaggi sono davvero belli e si trovano strade in ottime condizioni.

La guida dei locali è però spericolata e bisogna fare molta attenzione al volante, tenendo gli occhi molto ben aperti.

In serata poi ci siamo trovati ad attraversare il confine con l’Ucraina: si è trattato di una vera odissea. A parte il continuo rimbalzare da un ufficio all’altro (quello che ci veniva indicato era puntualmente quello sbagliato, mentre era quello prima quello giusto, tornate lì!) ho avuto l’impressione che non vedessero l’ora di trovare qualcosa per cui accusarci. Hanno perquisito la macchina da cima a fondo, fermandosi perplessi ad osservare alcuni oggetti effettivamente strani che portavamo con noi (Siegfrid, l’Ascia tascabile made in CCCP, la palla pelosa ecc…). Tuttavia sono stati corretti, e pure in presenza di oggetti dubbi non hanno fatto poi tante storie: l’impressione quindi è stata che fossero convinti che avessimo con noi droghe o armi da fuoco (ce l’hanno chiesto più volte, non so perché avessero questa fissa), ma non che volessero metterci nei guai di proposito.

Comunque alla fine siamo riusciti ad avere il timbro sul passaporto e il via libera per entrare nel glorioso suolo ucraino!

… Una desolazione …

Eravamo circondati dal nulla, strade che sembravano aver subito un bombardamento pochi minuti prima, camion che si piantavano in mezzo alla strada a 20 km/h (letteralmente) e ti impedivano di passare… tutto questo all’una di notte e a 250 km da Odessa, la tappa che ci eravamo prefissi senza sapere del tempo che avremmo perso in dogana. Abbiamo guidato per un paio d’ore ancora, dopodiché ci siamo fermati in un’area di servizio, pochissime ore di sonno e siamo ripartiti con l’idea di prendere un caffè sul mare ad Odessa per poi fare dei giri e ripartire.

Ci siamo svegliati alle 6.00, alle 6.30 siamo partiti per raggiungere Odessa intorno alle 9.00 .

Siamo riusciti a trovare il mare alle 10.30, a trovare un internet point intorno alle 13.00. Tutto il resto del tempo è stato assorbito dal traffico, dal caos, dagli errori nel trovare la strada, dai cartelli in cirillico, dall’assenza di inglese.

Metteteci anche che nell’andare all’internet point ho dimenticato i quadernini con i post che avevo preparato in macchina, il fatto che avevamo fretta di riprendere la strada, ed ecco spiegata la scarnezza del post precedente.

A questo va aggiunto che non abbiamo possibilità di accedere al pc durante il viaggio, ma al limite, come in effetti sto cercando di fare, scrivere i post su carta (ve la ricordate la carta??) per poi copiarli appena posso accedere ad una presa di corrente e ad una connessione.

Comunque, ci siamo trovati in una città davvero stancante (caldo smog e traffico sono un trittico terribile), vi abbiamo buttato mezza giornata, appena possibile siamo ripartiti di corsa per raggiungere, a serata inoltrata, Dnepropetrovsk. Città che sorge su un lago, che evidentemente doveva essere una località turistica ai tempi dell’unione sovietica.

A notte fonda, dopo relativamente pochi giri rispetto a ciò che ci aspetterà il giorno seguente, siamo riusciti a trovare un albergo che stava subendo la sua prima ristrutturazione dai tempi della guerra fredda.

A parte l’austerità e l’enormità della struttura, assolutamente sproporzionata all’attuale carico di visitatori, sono stato colpito dal fatto che tutto nell’albergo era ancora in perfetta funzionalità, ma era evidentemente tarato su canoni del tutto diversi dai nostri: la doccia forniva acqua calda a volontà ed immediatamente, ma guardando il  bagno, ed immaginando di scivolare, si notavano subito svariati modi per farsi male seriamente: evidentemente la funzionalità tecnica era una priorità dei progettisti, la salvaguardia della salute degli utenti no…

Al di là di queste elucubrazioni, abbiamo mangiato una frittata (guanciale e cipolla… come te sbagli!) e ci siamo fiondati nel letto, essendo spossati: La nostra intenzione era di svegliarci nella primissima mattinata successiva, ma alla fine la stanchezza ed una lieve influenza montante nel mio fisico ci hanno portato a dormire fino alle 9!

Il giorno successivo avevamo in programma di attraversare l’Ucraina, e così è stato.

Oltre alla vastità (ma ancora non sarebbe stato niente rispetto ciò che ci aspettava) del territorio ucraino e delle sue coltivazioni in particolare (non a caso l’Ucraina è detta il granaio d’Europa) mi ha colpito molto vedere innanzitutto la quantità di mausolei che ricordavano gli eventi, a volte tragici a volte vittoriosi, della seconda guerra mondiale; ognuno di questi monumenti era in perfetto stato di manutenzione, più di qualsiasi casa o strada. Inoltre ho notato che in Ucraina c’è una forte presenza di simboli del comunismo ancora correntemente utilizzati. Dalla vendita di dolci per finanziare il partito, alle bandierine nelle automobili e nei camion con stella rossa o falce e martello, senza dimenticare le varie Uliça Lenina e Karl Marx Prospekta. Credevo che i popoli dell’est fossero ancora restii a fare i conti con il loro passato ma in Ucraina ho notato che non è così. E che il regime è stato evidentemente rifiutato, ma l’idea gode ancora di un notevole seguito.

È comunque impossibile non notare come la società ucraina si deve essere letteralmente sgonfiata con il crollo dell’Unione Sovietica: strutture sovradimensionate rispetto alle necessità attuali – come l’albergo in cui abbiamo soggiornato, ma anche industrie o insediamenti abitativi – sono all’ordine del giorno; d’altra parte, sembra proprio che le infrastrutture siano ferme a 25 anni fa.

Durante la giornata del 24, comunque, abbiamo incontrato le prime squadre che ci precedevano e le abbiamo superate, non siamo più ultimi!

In serata (21.30) abbiamo varcato la frontiera russa senza troppe difficoltà (ancora non riuscivano a capacitarsi del fatto che non avessimo armi da fuoco con noi tanto che, pur senza perquisizione ce lo hanno chiesto con estrema chiarezza).

Abbiamo pensato di attraversare il territorio russo di giorno, quindi fermarsi a trovare il primo ostello nel primo paese, per poi ripartire di buon’ora, sperando di lasciarmi alle spalle i primi sintomi influenzali.

Abbiamo lasciato il paese del quale non voglio neanche ricordare il nome alle 2.30 di notte.

Abbiamo percorso i suoi viali svariate volte, cercato da dormire dall’ostello, alla pensione sopra il night club fino all’albergo 4 stelle con le macchine sportive parcheggiate davanti.

Le indicazioni erano SEMPRE sbagliate, il posto immancabilmente chiuso o pieno, la elasticità linguistica dei russi pari allo zero assoluto, la minacciosità dei russi elevatissima.

Un vero incubo, abbiamo optato nuovamente per il sonno in macchina.

Finalmente stamani siamo arrivati a Volgograd, ci siamo riposati, ho avuto modo di scrivere queste due righe. Abbiamo mangiato un piatto di riso con il tonno, fatto una doccia e lavato i vestiti.

Domani andremo a vedere le attrazioni turistiche della città, riprepareremo i bagagli e dopodomani mattina partiamo per la prossima tappa (Kazakhstan!)

Domani vi racconterò anche che impressioni avranno sucitato in me gli eventi della giornata, riparerò i miei sandali che hanno ceduto, controllerò le foto ed i filmati che abbiamo fatto sinora; spero anche di poter dire di non avere più il fastidioso mal di gola che ho adesso.

Voglio anche chiedere ad Anna, la signora che ci ospita, se può prepararci una cena russa come si deve… vediamo un po’.

Ciao a tutti,

Emanuele & Lorenzo

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Una risposta a Finalmente, on air, da Volgograd!

  1. Daniele Bajani ha detto:

    Complimenti per il reportage che avete cominciato a scrivere, penso che potrete proporlo a qualche rivista (motori, auto, turismo, viaggi…). Continuate così perché risultate interessanti.
    Fotograficamente potreste creare il progetto “ragazze dell’Est” proponendo nei vari luoghi la foto a ragazze che vi sembrano giuste per la loro particolarità: la fotografa britannica Gillian Wearing proponeva ai suoi soggetti di scrivere qualcosa che stava loro a cuore e di mettersi come meglio credevano (non interveniva in alcun modo sulla posa). Oppure inventatevi un progetto vostro che sia originale.
    Per quanto riguarda i disturbi di salute, ricordatevi che state compiendo una specie di prestazione sportiva che richiede efficienza e quindi una regolare alimentazione che non faccia mancare elementi essenziali come sali, vitamine e proteine nella giusta quantità: frutta, pomodori, peperoni, insalata, legumi in scatola non richiedono cottura e non vanno trascurati.
    Salutoni :O)

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