Stalingrado NO PASARAN!

Ci svegliamo di buon ora, Emanuele non sta ancora benissimo ma decidiamo di metterci in strada e raggiungere Astrakhan, il confine kazako, Atyrau. Sono circa 750 chilometri da Volgograd, ai quali andrà aggiunto il tempo necessario per passare questo difficile varco doganale. Carichiamo Cliopatra, salutiamo i due austriaci conosciuti nel frattempo che stanno girando il mondo in furgone e ci mettiamo in strada. Sono le 09:00.

Impieghiamo un’ora a uscire da Volgograd, la città è… lunga! Si estende seguendo il corso del Volga per una ottantina di chilometri. Passiamo una decina di posti di blocco della polizia con un paio di “stalli messicani” ma tutto fila liscio. Raggiungiamo una immensa fabbrica/acciaieria/raffineria/centrale e lasciati i tubi sopraelevati che fanno da arco di trionfo all’ingresso in città ci troviamo, in un batter d’occhio nel nulla desolante ma affascinante della steppa. Procediamo spediti, 100 km/h, un lusso da quando siamo entrati in Ucraina! Sembra che la strada sarà così per tutti i 425 chilometri che ci dividono da Astrakhan. “Manu, io chiudo gli occhi per un’oretta”. “Vai tranquillo Lore”.

IMG_3613Poco dopo mi sveglio, fumo che esce da sotto il cofano, strani rumori provenienti dal motore. Non ci posso credere, non ci voglio credere. Sono le 12:00 circa. Usciamo dall’auto, apriamo il cofano, la ventola del raffreddamento sta bruciando, colpita dal cappello della biella che ha provocato un buco nel carter: il fumo fuoriesce da lì. Spegniamo l’incendio. A quel punto alziamo gli occhi: siamo circondati dal nulla, 200 chilometri a sud di Volgograd, altrettanti a nord della nostra destinazione. Si comincia a ragionare. L’ACI? Non sono socio… Toccherà fermare qualcuno, ma chi? Dopo circa mezz’ora accosta una vettura, targa bielorussa. Ne escono un calmucco con fattezze orientali e un russo, Hongar e Igor. Il primo ci comincia a parlare in russo, il secondo sta bevendo birra e mangiando patatine. Ha inizio una lunga conversazione fatta di gesti, disegni, ripetizioni, incomprensioni. Hongar vuole acquistare Cliopatra e portarsela a sud dove produce caviale. Igor stappa una seconda birra da mezzo litro e fuma. “EVAKUATUR EVAKUATUR” ci fa. Soldi, Volgograd, ripara, via.

IMG_3622Un’ora e tante “chiacchiere” dopo ci sembra di aver compreso che ha chiamato un carro attrezzi che ci porterà a Volgograd. Bene. Nel frattempo si fermano tre squadre. Di una fa parte un russo che lavora in Gran Bretagna, diventa il nostro traduttore ufficiale. Il soccorso dovrebbe arrivare intorno alle 15:00, si fa conoscenza sul bordo della strada con gli altri e si cerca di sdrammatizzare la circostanza. La solidarietà reciproca tra squadre è uno degli elementi più preziosi in situazioni del genere. Verso le 15:30 si presenta Badmà (Batman per gli amici)… con un camion per il trasporto del letame! Lo parcheggia contro un avvallamento fuori dalla strada per spingerci Cliopatra dentro. Nel farlo si strappa il portapacchi… Appena caricata ci si rende conto che a Volgograd non si riuscirà a scaricare l’auto. “TOW TOW”. Verremo trainati. Per 200 chilometri. Si sono fatte quasi le 17:00, salutiamo le squadre che si sono fermate a soccorrerci e partiamo.

IMG_3624Badmà non va per il sottile: su tre metri di corda, ci tira a 90 km/h con punte di 100! Ce la facciamo sotto: con tutti gli imprevisti che si presentano regolarmente su queste strade, quali probabilità ci sono che tutto fili liscio? Ci ferma pure la polizia che controlla i documenti al furgone e grazia noi, i nostri visi distrutti, i nostri abiti sporchi. 200 chilometri, tre ore e un crampo alla caviglia dopo veniamo scaricati alle porte di Volgograd dove chiamiamo il carro attrezzi “ufficiale” che ci porta l’auto alla Renault. Arriviamo all’officina alle 20:30. L’autista del carro attrezzi, un Clint Eastwood in salsa ex sovietica, ci accompagna sotto all’ostello. Siamo tristi, scoraggiati, stanchi. Incontriamo due squadre irlandesi, una manna dal cielo per il buonumore. Usciamo a bere con loro, ci rilassiamo un po’.

IMG_3653 Siamo fermi. Serve un motore nuovo. Emanuele sta pensando di gettare la spugna. Potrei proseguire da solo da qui, che sia con o senza Cliopatra. Nel primo caso vorrebbe dire che i tempi della riparazione e il costo saranno abbordabili: non voglio rimanere troppo indietro rispetto al gruppo. Nel secondo caso rottamerò (o spedirò in Italia) Cliopatra, le norme qui in Russia sono complicatissime in casi come questi. Procederò poi accettando passaggi di altre squadre: in tanti si sono offerti, compresi gli irlandesi che sono già ripartiti ma sono pronti a rallentare per attendere la “staffetta”. Oggi pomeriggio dovremmo prendere la decisione finale. Non è il Mongol Rally che ci eravamo immaginati: siamo stati più a lungo fermi a causa di questo maledetto motore che in viaggio verso est.

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