Il tipo Russo

Ci sarebbero un sacco di cose di cui vorrei scrivere.

Innanzitutto ci sarebbe da raccontare qualcosa sui guai che hanno perseguitato la macchina e che l’hanno portata alla definitiva morte in suolo russo.

Oppure ci sarebbe da raccontare il monumento ai caduti e il suo fascino che sembra andare oltre il tempo per il quale è stato costruito e oltre quello che vuole ricordare.

Ci sarebbe da parlare delle proverbiali complicazioni burocratiche e le assurde leggi russe.

Sarebbe interessante raccontare come le varie persone che si incontrano fanno pensare, di volta in volta, a quel personaggio di tale libro che mi sembra stia prendendo vita di fronte a me.

Ma sono tutte cose che io mi sarei immaginato di leggere sul blog di qualcuno che va in Russia.

Piuttosto, nella fredda terra Russa, non immaginavo di trovare calore e accoglienza, desiderio di aiutare unito a disinteresse spontaneo, e invece mi hanno circondato.

Questo secondo periodo a Volgograd è stato complicato, per via della situazione di base davvero proibitiva: immaginate di essere ai confini sud di una città lunga 120 km, con una macchina rotta oltre il riparabile sul lato della strada, senza sapere parole russe oltre al buongiorno, grazie, arrivederci.

Da quel punto, abbiamo trovato una serie di persone che hanno preso il loro tempo e le loro risorse e ci hanno aiutato in tutti i modi possibili, immaginabili, ed oltre.

Il direttore della concessionaria Renault (li devono scegliere in base alla loro gentilezza e disponibilità ad aiutare il prossimo senza ricevere niente in cambio…), l’avvocato della loro filiale e i loro meccanici ci sono stati dietro per alcuni giorni: ci hanno portato a parlare con i vari uffici della dogana (per capire se e come avremmo potuto lasciare il paese senza automobile), alla polizia per registrare la nostra presenza in Russia (un ora di file, 4 moduli fitti fitti da compilare in russo, una marca da bollo, e poi fotocopie, richieste di informazioni, hanno fatto tutto loro), ci stanno aiutando a vagliare le possibili alternative che ci presentano grazie anche alla fondamentale opera di traduzione che stanno facendo per noi.

Oltre a loro, una serie di altre persone che conoscendo, o intuendo (per via dell’ostacolo linguistico) la nostra situazione hanno fatto tutto ciò che potevano per aiutarci.

A volte ti si presenta qualche tipo poco con la faccia losca e dice: “ti aiuto io, possiamo fare così”. E tu pensi che, pur di uscire da questa situazione, sentiamo che ha da dire questo tipo. E poi scopri che la faccia uno non se la sceglie, e magari quella faccia losca ti porta in giro mezza giornata, ti chiama l’amico che lavora per le assicurazioni per aiutarti e pur di non fare un’infrazione stradale fa il giro di mezza città (sempre 120 km….)!

I libri russi raccontano di un popolo avvezzo alla sofferenza ed ai guai, che sempre è stato sottoposto a leggi che si percepiscono distanti e limitanti. E allo stesso modo il popolo russo è, senza dubbio, poco propenso all’accoglienza turistica e ad una interazione serena ed immediata con altre culture.

Ma chissà, forse il fatto che affrontavamo una grande difficoltà, causata proprio da leggi che risultano incomprensibili, ci ha accomunati a loro, ha fatto sì che ai loro occhi fossimo diventati dei russi DOC, e che meritavamo quindi la loro solidarietà e vicinanza proprio perchè accomunati da un destino simile, e non più stranieri in visita.

O forse, non vedono l’ora di aiutare il prossimo, non so. Però devo dire che, più di quanto mi aspettassi, ho sentito le persone di questo posto molto vicine e molto raramente (ma vedremo alla fine della storia) ho avuto l’impressione che il loro interesse alla nostra causa fosse dettato da interessi verso un qualsiasi tipo di ritorno.

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Una risposta a Il tipo Russo

  1. Daniele Bajani ha detto:

    Forse la disponibilità di quelle persone è lagata ai valori radicatisi fino da giovani in una società che metteva in primo piano la solidarietà, il senso dell’appartenenza sociale, il sentirsi parte di una moltitudine che vedeva la propria forza proprio nell’aiuto reciproco tra esseri umani che potevano superare le avversità della vita solo attraverso l’unione collettiva: siamo lontani dall’individualismo capitalistico che, purtroppo, ha contagiato anche quella parte della società russa che si è arricchita passando sul corpo di moltitudini ora veramente disperate per la mancanza di quell’essenziale che prima era garantito a tutti. Sono sicuro che questa esperienza, comunque finisca, vi sta arricchendo dal punto di vista umano. Ciao :O)

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