Vince solo chi e’ convinto di poterlo fare (Virgilio)

Aeroporto di Kiev, Ucraina. Sono in transito, destinazione Astana, Kazakhistan. Sono da solo (Lorenzo). Come sono capitato qui? Non dovrei essere disperso da qualche parte in Uzbekistan o in Kyrgyzstan? Si’, dovrei. Facciamo qualche passo indietro.

27 luglio: “autostrada” tra Volgograd e Astrakhan, ore 10:30 circa. Siamo prossimi all’ingresso in Kazakhstan. Il motore di Cliopatra sbiella, siamo nel mezzo della steppa. Come per gli eserciti di Napoleone e di Hitler, non siamo riusciti ad attraversare il Volga (lo faremo a piedi qualche giorno dopo). Rientriamo in maniera rocambolesca a Volgograd, appesi per una strop a 90 km/h dietro ad un camion del letame per tre ore e 200 chilometri. Comincia l’incubo.

28 luglio -> 1 agosto: ingaggio una estenuante battaglia legale con l’ufficio doganale per poter rottamare l’auto perche’ danneggiata in maniera “ragionevolmente irriparabile”: 750Euro di valore del veicolo contro 5.300Euro per un nuovo motore che in Russia non esiste e deve essere spedito dalla Francia e sara’ consegnato tra 3 mesi. Il parere della dogana e’ contrario: siccome il danno e’ riparabile devo portare l’auto fuori dai confini russi pena l’arresto e il pagamento di una multa oltre alle spese di importazione del veicolo (circa 5.000Euro). Avrei problemi simili sia in Ucraina che in Kazakhstan, non mi resta che la Romania, primo confine UE. Dopo aver tentato di farci installare il motore di una Lada ed essermi accordato per farla rubare o bruciare, tento una via piu’ ragionevole bypassando l’ufficio doganale ma per un giro di telefonate vengo “scoperto”. A quel punto scattano le minacce da parte del funzionario doganale. Nel frattempo il Consolato a Mosca si rivela INUTILE, abbandonandoci senza assistenza alla impari lotta contro la burocrazia assurda di questo paese. Decido di riportare l’auto in Romania. Potrei attendere ancora, il visto non scade prima del 17 agosto, ma voglio tentare il possibile per concludere il rally comunque.

2 agosto -> 5 agosto: ha inizio la transumanza che ci vedra’ arrivare al confine rumeno il 5 agosto, alle 4 del mattino, dopo aver cambiato due volte carro attrezzi, aver oliato con 50 dollari l’uscita dalla Russia e con altrettanti l’ingresso in Ucraina, aver perso 12 ore al confine russo per l’incompetenza del primo autista, aver ammirato Vladimir (il secondo autista) guidare attraverso 1.100 chilometri di orride strade ucraine per 22 ore senza mai veramente fermarsi, aver spinto Cliopatra al buio attraverso l’uscita dall’Ucraina, l’ingresso e l’uscita dalla Moldavia (un paese fortunatamente in discesa) e l’ingresso in Romania. Attraverso l’intercessione di Roberto e di un UAZzaro di Roma, Cliopatra viene presa in consegna e sara’ in Romania ad attendermi al sicuro in attesa di una decisione. Con Emanuele prenotiamo un volo per rientrare a Roma nel pomeriggio, siamo a casa.

6 agosto: torno, verso est. Emanuele resta a Roma, dopo avermi riscaldato il cuore con la sua presenza al mio fianco, sempre. Durante i giorni a Volgograd abbiamo conosciuto una serie di squadre di passaggio, oltre ad un nutrito gruppetto di improbabili quanto straordinari personaggi (magari proprio Emanuele ne vorra’ scrivere). Tra le squadre una irlandese composta da due ragazzi, Damien e Brendan, con i quali mi sono tenuto in contatto. Con l’evolversi della situazione siamo comunque riusciti a coordinarci e domani mattina ad Astana mi uniro’ a loro e al loro convoglio di 5 squadre che stanno procedendo speditamente verso Ulan Bator! Voglio concludere questo rally, innanzitutto perche’ sarebbe il coronamento di un sogno e il punto di arrivo di un investimento notevole sia in termini economici che personali. Voglio arrivare al traguardo per tutti coloro che ci hanno aiutato in questa impresa. Voglio raggiungere Ulan Bator perche’ ho la percezione che soltanto di li’ potro’ ripartire. Durante l’infinito viaggio da Volgograd a Bucarest ho avuto l’occasione di leggere un piccolo ma splendido libro, “In Mongolia in retromarcia“, di Massimo Zamboni, uno dei fondatori dei CCCP che insieme a Giovanni Lindo Ferretti affronto’ una viaggio nella quasi inesplorata steppa mongola nel lontano 1996 (viaggio che poi ispiro’ l’album “Tabula Rasa Elettrificata”). Chiudo questo post con un paio di righe prese da questo volume, ribadendo il mio immenso grazie a chi di voi ci ha aiutato durante i difficili giorni di Volgograd, vi abbiamo sentito vicino in un momento in cui la confortevole sicurezza dei confini della nostra incredibilmente straordinaria Unione Europea sembravano cosi’ lontani. Continuero’ ad aggiornare questo blog e la pagina di Facebook durante gli ultimi 15 giorni in cui attraverseremo i monti Altai e il deserto del Gobi settentrionale. GRAZIE ancora, davvero di cuore.

Non c’e’ meta che valga quanto la sua strada. Non felicita’ se non nella tensione per raggiungerla. Dove la retta e’ congiunzione sterile, la via meno fascinosa tra due punti, un percorso troppo arrogante e semplificato che non confonde tracce, non prevede guadi, non pendenze ne’ le frane improvvise. Inadatto ai racconti o al canto.” M. Z.

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